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Innovazione e digitalizzazione dei processi sono punti fermi della mission di Sint.
La digitalizzazione come vettore e leva di evoluzione delle organizzazioni aziendali è parte della nostra visione. 

Per questo, ormai da due anni utilizziamo con successo lo smart working.

Abbiamo fatto alcune riflessioni sulle dinamiche di questa modalità di lavorare e sui suoi numeri.

I numeri dello Smart Working in Italia

Partiamo da questi ultimi. Uno studio dell’INAPP – che fa riferimento al periodo tra marzo e luglio del 2021, in cui si contavano oltre 7 milioni di lavoratori impegnati a distanza almeno un giorno a settimana – riporta come quasi
un italiano su tre lavori in smart working, in maggioranza per almeno tre giorni a settimana e con soddisfazione.
Risultati impensabili fino a pochi anni fa. 

Si tratta di numeri triplicati rispetto a prima della pandemia, con alcuni lavoratori che non nascondono criticità, come un senso di isolamento sociale, e molti altri felici di essersi riappropriati della libertà di organizzare il proprio tempo e di riuscire, lavorando da casa, a gestire meglio anche i propri impegni familiari.

Maggiori benefici per gli impiegati, per i manager e per l’azienda 

I benefici  dello Smart Working riguardano non solo gli impiegati ma anche i manager.
Secondo un articolo di CorCom , nel 2021 la capacità dei manager di monitorare il lavoro a distanza è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente, con un importante risvolto in termini di cultura aziendale: valutare i dipendenti in base ai risultati e non in base al tempo passato in ufficio.
Non a caso, nelle aziende, l’alternanza tra lavoro in presenza e smart working diventa sempre più un elemento centrale e di discussione condivisa e partecipata. 

Torniamo a guardare ai numeri, dal punto di vista aziendale questa volta. Grazie all’utilizzo del lavoro agile – come emerge dall’analisi dell’Ufficio studi di Variazioni – si è verificato anche un miglioramento della produttività (+8%),
dell’
autonomia (+6%) e soprattutto della qualità del lavoro.

Oltre alle dinamiche già evidenziate, per quale altro motivo?

La flessibilità oraria, in particolar modo, è ben vista dai dipendenti, in quanto migliora la qualità della vita privata e aumenta il senso di appartenenza all’azienda, verso cui si sentono riconoscenti. Il che, a sua volta, incide positivamente sulla qualità del lavoro e sui risultati.

Lo Smart Working, insomma, innesta un circolo virtuoso che porta benefici a tutte le parti in causa, in un periodo in cui lavorare in presenza risulta difficile e la continuità del business va comunque garantita.
Un meccanismo Win-Win che noi di Sint abbiamo riconosciuto e messo in pratica dall’inizio della pandemia, seppur riteniamo fondamentali i momenti di confronto e condivisione in presenza per evitare quel “senso di isolamento” che in alcuni casi può manifestarsi.

Il benessere aziendale passa anche attraverso l’innovazione

Continuando il discorso sui meccanismi positivi innescati dallo Smart Working non possiamo non menzionare quello che riguarda l’ammodernamento tecnologico che tante aziende italiane hanno abbracciato a partire dall’inizio della pandemia.

Le “necessità tecniche” dello Smart Working hanno spinto chi era per certi versi “rimasto indietro” a livello di equipaggiamento hi-tech di colmare il gap e di provvedere all’implementazione di piattaforme digitali in cui incontrarsi virtualmente e lavorare insieme a distanza, ad attivare protocolli di sicurezza per salvaguardare dati e processi, ad introdurre una cultura più digital e più innovativa.
Valori e pratiche nelle quali noi di Sint ci riconosciamo e che utilizziamo in maniera consapevole. 

In conclusione, a cosa ha portato lo Smart Working?

A un nuovo paradigma, concreto e flessibile, che verte su almeno tre fattori-chiave: 

un ripensamento del rapporto tra manager e team, che si fonda sulla fiducia e sulla responsabilità condivisa invece che su una unidirezionalità di comando

l’utilizzo di tecnologie di cooperazione flessibili e interattive, che incentivano appartenenza e privilegiano la qualità

una riconcettualizzazione dei luoghi di lavoro, non legata solo agli spazi fisici e geolocalizzati e che consente un miglior bilanciamento del rapporto tra tempi di lavoro e tempi familiari.


Al centro ci sono le persone

 

Al centro di questa riorganizzazione, insomma, ci sono sempre le persone che, attraverso adeguati strumenti tecnologici, sono messe in condizione di lavorare con maggiore soddisfazione, di ottenere i risultati sperati per sé e per l’azienda, e di conciliare sfera privata e sfera lavorativa.

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